mercoledì 5 giugno 2013

Cosa offre oggi la casa?

Con il post di oggi concludo il mio viaggio culinario all'interno della tecnologia: spero di avervi coinvolto e un pochino trasmesso la mia grande passione per tutto ciò che è cucina.
Voglio concludere riassumendo un po' tutti i miei post, agevolando chi ha avesse voglia di leggere il mio blog attraverso link che mettono insieme tutti gli argomenti che ho trattato.
E quale modo migliore se non uno (pseudo) menù!

Allora cominciamo: cosa offre oggi la casa?

- Aperitivi: la cucina nei festival
The World's 50 Best Restaurant
Milano Food Week

- Antipasti: la cucina ai fornelli e in dispensa
Il tavolo e la sua storia
Conservare i cibi
Giuste misure in cucina
Dal crudo al cotto
Preparazione, conservazione e controllo degli alimenti
Il fuoco: scoperta e utilizzo

- Primi: la cucina nell'arte
La cucina dell'essenziale
La cucina in un film
La cucina nei fumetti
Simboli e cucina
Miseria e nobiltà
Caffè e arte
Arte e cucina

- Secondi: la cucina nella scienza
La cucina nei monasteri
Ricette molecolari
Il terribile botulino
Cucina e riciclo

-Dolci: la cucina a colazione
Tè e tradizioni
Storia del tè e Cha-no-yu
Marcel e le Madeleine
Il giro del mondo in 26 colazioni
Il caffè e storia
Caffè e caffettiere

- Frutta: la cucina nei luoghi
Come e dove si fa?
La gastronomia sui francobolli
Focaccia: quale sarà quella vera?
Mappa della cucina italiana

- Amari: la cucina e i riferimenti
Il blog è servito
Ognuno al suo posto!

martedì 4 giugno 2013

Arte e cucina

Quando si dice che l'arte non ha limiti, non si scherza.
Ho trovato in rete le fotografie di alcune opere che vorrei comdividere con i miei lettori, che mostrano come la cucina possa entrare nell'arte, creando immagini che io trovo veramente suggestive.

Picture by Ida Frosk
Picture by Ida Frosk
Picture by Ida Frosk
Picture by Ida Frosk
Picture by Ida Frosk 
Picture by Hong Yi Red 

Picture by Hong Yi Red 
Picture by Hong Yi Red

Picture by Hong Yi Red
 Picture by Hong Yi Red 
  Picture by Hong Yi Red

Caffè e arte

Guardate cosa è riuscito a creare un artista giapponese, Kazuki Yamamoto, con la schiuma di latte. Egli ha realizzato piccole sculture in tre dimensioni, chissà forse per cominciare meglio la giornata!





sabato 1 giugno 2013

Caffè e caffettiere

Dato che ieri ho introdotto il tema del caffè, oggi voglio concludere l'argomento parlando della sua preparazione e scendendo nel particolare: come sono fatte e come funzionano le caffettiere?

Innanzitutto, bisogna fare una prima distinzione, visto che il caffè può essere preparato in tre modi diversi: bollito, infuso o espresso.


La bollitura è il metodo tradizionale di preparazione del caffè, ancora oggi in voga nei paesi arabi. Per prepararlo si usa una caffettiera apposita chiamata ibriq o ibrik, un pentolino alto e stretto in rame, con un lungo manico, che si riempie con due parti di caffè, una di zucchero e una dozzina di acqua.
Questa miscela viene mescolata, posta sul fuoco e portata ad ebollizione; si toglie l'ibrik dal fuoco e si lascia raffreddare. Questa operazione viene ripetuta tre volte, in seguito si fa sedimentare la polvere, poi si riscalda il caffè che è pronto per la degustazione.
Il caffè prodotto è anche chiamato caffè arabo o turco.

L'infusione è la tecnica che prevede di portare ad ebollizione l'acqua, versarla sul caffè ridotto in polvere più o meno fine, filtrare la miscela ottenuta e degustarla.
Vengono utilizzate due diverse caffettiere per ottenere questo tipo di caffè:
- la caffettiera a stantuffo o coffee plunger (circa 1933)
Essa consiste in un contenitore di vetro in cui viene versata la polvere di caffè e l'acqua bollente, lasciando la bevanda in infusione per il tempo desiderato. Attaccato al coperchio dell'apparecchio, si trova uno stantuffo che termina in un filtro circolare. Si raccoglie lo stantuffo verso l'alto e si preme delicatamente verso il basso. Nel movimento il filtro raccoglie la polvere di caffè, lasciando solo l'infuso, che verrà versato dal beccuccio dell'apparecchio.




 - la caffettiera a filtro (1806, Benjamin Thompson)
Questo tipo di caffettiera è molto diffuso negli USA e in Germania. Essa prevede di far bollire l'acqua e versarla su un filtro, in genere di carta, che contiene il caffè il polvere. L'infuso viene subito raccolto in una caraffa o in una tazza e può essere subito consumato. Ne vien fuori quello che viene chiamato "caffè all'americana".


L'espresso viene solitamente preparato nei bar. Le macchine che lo fanno funzionano sotto pressione (quindi forse da qui deriva il termine "espresso") e hanno un meccanismo interno che fa passare l'acqua che bolle in un sistema di serpentine, poi attraverso il contenitore dove si trova la polvere di caffè torrefatto. Il caffè che si ottiene è molto concentrato e, proprio per questo, sapori sgradevoli determinati da scarsa pulizia o bruciatura, rovinano subito il gusto della miscela. Queste macchine hanno bisogno, perciò, di una frequente manutenzione e pulizia.
L'espresso nacque a Torino nel 1884, grazie all'invenzione del 16 maggio dello stesso anno di Angelo Moriondo (brevetto n. 33/256). Il brevetto di Bezzera venne acquistato da Desiderio Pavoni che nel 1905 fondò la ditta La Pavoni e iniziò la produzione in serie in una piccola officina a Milano. La diffusione nel mondo della macchina per espresso avvenne soprattutto per merito del torinese Pier Teresio Arduino e della sua ditta, la Victoria Arduino.



Nelle case italiane penso che la macchina utilizzata più di frequente sia la Moka, invenzione di Alfonso Bialetti del 1933.
Questa è formata da 5 elementi che si montano ad incastro tra loro:
- la caldaia, munita di valvola di sicurezza che lascia una via di sfogo a gas e liquidi, qualora la pressione salisse troppo e l'acqua non riuscisse a defluire;
- il serbatoio del caffè, a forma di imbuto con piano filtrante, dove si mette la polvere di caffè torrefatto. Questo si alloggia a incastro dentro la caldaia;
- il filtro, che trattiene la polvere del caffè ed evita che resti in sospensione nella bevanda finale;
- la guarnizione di gomma, che trattiene la piastrina in posizione ed evita la fuoriuscita laterale di acqua e vapore, alla base del serbatoio del caffè. Piastrina filtro e relativa guarnizione sono montati nell'apposito alloggiamento del bricco;
- il bricco, che raccoglie la bevanda stessa e che si chiude a vite sul serbatoio dell'acqua. Questo è provvisto di cannula da cui esce il caffè che si è formato per contatto tra l'acqua bollente e la polvere.
Il contenitore finale ha un beccuccio dal quale si versa la bevanda ed una maniglia per afferrare l'apparecchio.

Per preparare il caffè con la Moka si versa l'acqua nella caldaia, la si tappa con il serbatoio contenente la polvere di caffè torrefatto, si chiude il corpo della caffettiera e si pone quest'ultima sul fuoco.
L'acqua si scalda, fa aumentare la pressione dentro lo strumento e sale verso l'alto, passando prima nel filtro, dove la polvere viene filtrata e poi nel filtro della piastrina, che impedisce ai grani di caffè di passare nel bricco.
Attraverso un canale verticale molto piccolo, il caffè passa dal filtro al bricco e, una volta che questo si riempie, la bevanda è pronta per essere degustata.



Prima della Moka, tuttavia, c'era la caffettiera napoletana, inventata nel 1819 dal francese Morize.
Essa è composta di quattro elementi, ad incastro fra loro:
1) Il serbatoio dell'acqua, dotato di una maniglia ricurva e di un piccolissimo forellino posto in alto sul lato.
2) Il contenitore del caffè, con forma di cilindro cavo aperto da un lato, e con l'altro lato forato per permettere il passaggio dell'acqua in ebollizione, dove si mette la polvere di caffè torrefatto; l'ultima  parte esterna è filettata, al fine di avvitarvi il filtro.
3) Il serbatoio del caffè si alloggia ad incastro dentro il serbatoio dell'acqua. Il filtro, che trattiene la polvere del caffè ed evita che resti in sospensione nella bevanda finale, si avvita sul contenitore del caffè.
Il serbatoio della bevanda, che raccoglie la  bevanda stessa e che si incastra sul serbatoio dell'acqua, con già alloggiato al suo interno il contenitore del caffè comprensivo di filtro già avvitato, è provvisto di beccuccio, da cui esce il caffè che si è formato per il passaggio dell'acqua bollente attraverso la polvere, mediante gravità.
Il contenitore finale, così come il serbatoio dell'acqua, ha un manico che viene utilizzato per brandeggiare l'apparecchio.
4) Il coperchietto con manico da porre sopra il serbatoio del caffè al momento di versarlo.

La particolarità della caffettiera napoletana è il serbatoio della bevanda. Esso è infatti dotato di un beccuccio che, in fase di cottura, è voltato verso il basso e non verso l'alto.

A caffettiera smontata, si pone l'acqua nel serbatoio apposito; il livello dovrebbe raggiungere all'incirca i cinque millimetri al di sotto del forellino per l'uscita del vapore. Si pone il caffè in polvere, senza pressarlo, nel contenitore apposito, fino a fare in modo tale che sia a filo, o leggermente sopra, rispetto al bordo superiore del contenitore. Si avvita il filtro sul contenitore del caffè. Si incastra il contenitore del caffè con il filtro avvitato sul serbatoio pieno dell'acqua facendo attenzione a non far fuoriuscire l'acqua. Si incastra oil serbatoio del caffè su quello dell'acqua, facendo in modo che i due manici corrispondano come posizione e che non ci siano fessure tra il serbatoio dell'acqua e quello del caffè. Si pone la caffettiera su un fuoco non troppo vivo (che non sbordi dal diametro della caffettiera). Quando l'acqua giunge all'ebollizione, un sottile filo di vapore esce dal forellino del serbatoio dell'acqua, segnalando che è giunto il momento di prendere saldamente la caffettiera per i due manici e voltarla a testa in giù. Il serbatoio dell'acqua si viene così a trovare sopra quello che raccoglie il caffè. L'acqua scende quindi per effetto della forza di gravità, passa attraverso il serbatoio del caffè e il filtro e si raccoglie nel serbatoio.
 Da qui verrà versato nelle tazzine, grazie al beccuccio che, dopo aver voltato la caffettiera, ha assunto il verso corretto e cioè verso l'alto.
Il tempo di "discesa" completa dell'acqua varia dai cinque ai dieci minuti.



Fonti: Napoletana, Caffettiera

Curiosità:
Il proverbiale senso di umanità e l’ospitale cordialità dei napoletani hanno lasciato tracce nella loro cultura del caffè. Fu infatti nei bar di Napoli che vide la luce quello che può essere ritenuto il tipo più “buono” di caffè: il “sospeso”, ossia un espresso non consumato da chi lo paga (consumazione “sospesa”, appunto) ma destinato a qualche avventore meno abbiente di passaggio.
Fonti: “Oro nero” – La cultura del caffè in Italia: usi, costumi, teatro e letteratura

venerdì 31 maggio 2013

Il caffè e storia

La visione di alcuni documentari oggi a lezione, fra cui alcune pubblicità ed estratti del programma storico, che andava in onda sulla Rai negli anni 60-70, Carosello, mi ha incuriosita moltissimo al tal punto che, appena tornata a casa, ho cercato in rete altri video, sempre dello stesso programma, che potessero collegarsi al tema della cucina.
Ho scelto due personaggi celebri del programma: Carmencita e Caballero, per introdurre il tema del giorno, il caffè.


Questa bevanda, così come accade per il tè, ha un'origine davvero antica e immersa nella leggenda. Secondo alcuni studiosi, veniva bevuto ai tempi dell'antica Troia e di Omero. Quello che è certo, tuttavia, è che già dal 1454 nell'odierno Yemen si usava bere il caffè e il suo consumo era consentito dal governo proprio perché questa bevanda ha qualità rinvigorenti, opposte a quelle soporifere del qat (bevanda che era, all'epoca, diffusa su tutto il territorio).
Con la diffusione della religione islamica, il caffè arrivò anche a Costantinopoli (circa nel 1517) e si diffuse ben presto in tutto l'Impero Turco.
Ciò che affascinava, più che il sapore del caffè, era probabilmente il fatto di poterlo sorseggiare in compagnia e in locali la maggior parte delle volte sfarzosi: a Damasco, per esempio, sappiamo che esistevano due lussuosi caffè, il Caffè delle Rose e il Caffè della via della Salvezza; col tempo i caffè diverranno luogo di ritrovo per scrittori, letterati e filosofi.
In Europa la bevanda venne conosciuta solo nel 1615, grazie ai commercianti veneziani che seguivano le rotte marittime che univano l'Oriente con Venezia e Napoli.
Perciò possiamo dire che Venezia fu la prima città italiana a conoscere il caffè: esso, oltre che come bevanda, veniva assunto per le sue proprietà digestive e medicamentose. Il suo prezzo era molto elevato, inizialmente, ma, quando lo Stato capì che poteva beneficiarne attraverso entrate considerevoli, cominciò a consentire l'apertura delle prime Botteghe del Caffè: la più famosa esiste ancora oggi e si trova sotto i portici di piazza San Marco a Venezia, il Caffè Florian.
Purtroppo la Chiesa ostacolò a lungo la diffusione di questa bevanda in Italia, perché la considerava la "bevanda del Diavolo". Fortunatamente Papa Clemente VIII, dopo averla assaggiata, ne rimase così colpito che la battezzò "bevanda cristiana".  
Così i caffè, a partire dal 1683, si moltiplicarono e nacquero altri locali, ora storici, come il Caffè Greco a Roma, il Pedrocchi a Padova, il Caffè San Carlo a Torino e tanti altri ancora.

Oggi conosciamo tantissimi modi di preparare il caffè, non solo con macchine diverse (la caffettiera, la macchina elettrica a cialde o caricata con la polvere) ma addirittura in modi differenti. E non potete neanche immaginare quante siano le varietà!

Caffè espresso, detto anche «caffè normale» in Italia;
Caffè decaffeinato;
Caffè in vetro, è distribuito in bicchierino di vetro anziché in tazzina di porcellana;
Caffè corto: è un espresso molto ridotto, talvolta fino a poche gocce soltanto. Il caffè preparato in questo modo esprime al massimo l'aroma della bevanda ed ha un contenuto di caffeina molto basso. È una bevanda tipica dell'Italia (è quasi impossibile avere un vero caffè ristretto in paesi esteri);
Caffè lungo: è ottenuto con le macchine espresso facendo defluire più acqua del solito. Un caffè lungo, sebbene sia meno denso, contiene più caffeina di quello normale, e ancor più di quello ristretto, proprio perché la stessa quantità di posa di caffè viene «sfruttata» in misura maggiore. Il caffè lungo è considerato il caffè normale negli Stati Uniti e nell'Europa centrale e settentrionale;
Caffè macchiato: si ottiene aggiungendo al caffè una «macchia» (ovvero una piccola quantità) di latte;
Caffè schiumato: è un tipo di caffè macchiato in cui il latte aggiunto è caldo e spumoso;
Caffè corretto: si ottiene dall'aggiunta al caffè espresso di una dose di grappa o altro alcolico o superalcolico;
Caffè Americano: un espresso in tazza grande, a cui viene aggiunto un 60% circa d'acqua, calda o a temperatura ambiente, servita in una piccola brocca a parte. Da non confondersi con il caffè all'americana che non viene preparato partendo dall'espresso;
Caffè napoletano, preparato con la caffettiera napoletana;
Caffè moldavo;
Caffè alla nocciola;
Caffè al ginseng;
Cappuccino;
Mocaccino cappuccino classico, più una piccola dose di cioccolata calda;
Babyccino il cappuccino per i bambini,più piccolo e decorato artisticamente, con schiuma, marshmallow, cacao, ecc.;
Caffè messicano;
Caffè in ghiaccio;
Caffè in ghiaccio con latte di mandorla;
Caffè shakerato, è un caffè con ghiaccio agitato nello shaker;
Caffè d'orzo, si definisce "caffè" in senso lato poiché non utilizza chicchi di caffè nella sua preparazione;
Marocchino si prepara versando nel bicchierino di vetro prima la schiuma del latte e poi il caffè, spesso viene aggiunto anche del cioccolato o del cacao;
Caffè turco;
Caffè doppio lungo;
Caffè doppio ristretto;
Caffè corto con fettina di arancia;
Caffè frappé è un'invenzione greca: i suoi ingredienti di base sono caffè istantaneo, zucchero e acqua; Irish coffee;
Jamaican coffee: è come l'Irish coffee, ma con il rum al posto del whiskey;
Caffè dello studente: è un caffè particolarmente forte usato dagli studenti per rimanere svegli per studiare. Ottenuto un caffè' dalla moka, lo si riinserisce nella caldaia della moka si cambia il caffè nel filtro e lo si rifà;
Caffè alla valdostana;
Café du campagnard;
Caffè brasiliano: si prepara aggiungendo al caffè, panna montata e cioccolato dolce in polvere;
Caffè francese;
Caffè al limone, tipico di Giugliano in Campania si ottiene con l'aggiunta di limone di Sorrento.

Ecco per voi un interessante articolo trovato il rete sul come preparare il caffè perfetto!

E, per finire, un altro documento visivo, a mio avviso, suggestivo: una scena tratta dal film La banda degli onesti





Il fuoco: scoperta e utilizzo

Secondo la mitologia, gli uomini conobbero il fuoco ed impararono ad utilizzarlo grazie a Prometeo, che lo rubò agli dei per amore dei primi.

In realtà, le prime testimonianze dell'utilizzo del fuoco e, soprattutto, del suo controllo risalgono al Paleolitico Inferiore, un periodo che va circa da 2,5 milioni a 120.000 anni fa, da parte dell'Homo Erectus.

Questo evento gode di un'importanza fondamentale nella storia perché cambiò radicalmente il comportamento degli uomini, migliorandone di molto la vita.
Innanzitutto le attività non erano più limitate alle ore del giorno, in cui si poteva godere della luce del sole: grazie al fuoco si poteva godere di una sorta di luce artificiale e continuare a svolgere numerose attività, che prima dovevano essere interrotte appena dopo il tramonto. Inoltre le tribù cominciarono a riunirsi di sera attorno al fuoco, sia per godere del calore che emanava, sia per condividere un momento di comunità.
In secondo luogo, il fumo emanato dal fuoco allontanava insetti mordaci e il fuoco stesso spaventava molte bestie feroci: tenendolo acceso anche durante la notte, gli uomini si sentivano più protetti dai loro attacchi.
Per ultimo, ma assolutamente non meno importante, abbiamo il cambiamento della dieta e il miglioramento della nutrizione: grazie all'assunzione di proteine cotte, la digestione diventava molto più veloce (la carne cruda, infatti, richiede maggior energia per essere digerita rispetto a quella cotta) e in più il calore era in grado di uccidere moltissimi parassiti e batteri che avvelenavano gli alimenti, proteggendo gli uomini da indigestioni oppure malattie.

Col tempo, l'uomo ha imparato a controllare il fuoco in maniera sempre più sofisticata e ha appreso una serie di tecniche che ne permettono l'accensione, a seconda dell'uso che bisogna farne. Chiaramente, grazie alle cucine da interni, esterni e da campeggio, nessuno di noi ha più la necessità di accendere un fuoco. Tuttavia, vi sono alcune comunità, per esempio gli scout, di cui io sono un membro, che abbisognano ancora di queste tecniche per la sopravvivenza durante i campi estivi. Per questo motivo, che in realtà è solo un espediente, ho deciso di inserire il link di un sito scout che elenca tutte le possibili modalità di accensione di un fuoco: clicca qui per accedervi.

Data la mia esperienza in prima persona, vorrei anche fornire una breve e facile guida di come accendere un fuoco a piramide.
Per prima cosa bisogna procurarsi molta legna secca di tutte le dimensioni: per l'accensione serviranno i legnetti piccoli, mentre per tenere il fuoco vivo avremo bisogno dei grossi ceppi.
Innanzitutto cominciamo procurandoci dei vecchi fogli di giornale: dobbiamo appallottolarli e porli al centro del nostro fuoco. Successivamente, con la legna molto piccola, andremo a costruire una capannina giusto intorno alla carta, lasciando delle prese d'aria per favorire l'apporto di ossigeno al fuoco e tenendo aperta la parte d'avanti, dove andremo ad inserire il primo pezzo di carta infuocata, che ci consentirà di accendere il fuoco.
Quando il fuoco avrà attecchito sulla piccola legna, dobbiamo continuare ad aggiungerne altra (sempre secondo la capannina) e soffiare, di tanto in tanto, per favorire l'attecchimento. 
Man mano che la legna brucia, possiamo continuare ad aggiungere altra legna, accrescendo sempre più le dimensioni dei ceppi che andiamo ad inserire.
Nel momento in cui siamo sicuri che il fuoco abbia preso, possiamo mettere i ceppi più grandi che ci permetteranno di godere per un periodo più prolungato del calore del fuoco e garantiranno a colui che si occupa del fuoco di distrassi più spesso: ormai il fuoco è acceso!

Continuando a parlare di scoutismo, una modalità di cucina essenziale che gli scout adoperano è la cucina trapper (o trappeur). Questo metodo prende il nome dai trapper, che erano degli esploratori del nord America del XVIII e XIX secolo. Dato che avevano bisogno di bagagli leggeri, eliminavano dai loro zaini tutti gli attrezzi da cucina e usavano per cucinare ciò che la natura gli forniva. Ancora oggi questa tecnica viene usata quando non si hanno a disposizione né utensili da cucina né fornelli e si è all'aperto, soprattutto, appunto, da noi scout.
Per farvi capire di cosa sto parlando, ecco di seguito due link: il primo vi farà capire cosa effettivamente possiamo creare con tutto quello che l'ambiente di offre, il secondo fornirà ai curiosi (e magari anche a chi abbia voglia di sperimentare) alcune ricette di cucina trapper.

Utensili cucina trapper
Ricette cucina trapper
Altre ricette cucina trapper

Concludendo, ricordo che il fuoco, nonostante sia un elemento molto affascinante, esso è anche molto pericoloso. Proprio per questo sono stati inventati e brevettati diversi strumenti per sopprimerlo. In rete ho trovato la decrizione dell'invenzione di Benjamin Adair Munro, che ha brevettato il fire suppressor: clicca qui per andare al brevetto.



mercoledì 29 maggio 2013

Cucina e riciclo

Panta rei diceva Eraclito, tutto scorre, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e tutto va. Certo, magari lui non pensava proprio all'etica del riciclo e, chissà, magari neanche immaginava di arrivare nel lontano 2000 d.C.!

Bene, oggi ho deciso di affrontare un argomento che, a mio parere, va a braccetto con la cucina, perché è proprio in questo luogo che avvengono i maggiori sprechi e, soprattutto, è proprio qui che si potrebbe fare più economia e puntare al riutilizzo delle materie prime (e non) comprate ma non utilizzate.
Comincio facendovi vedere questo video molto stimolante:


Io non ci avevo mai pensato, ma avete visto quante cose si possono creare semplicemente utilizzando vecchi cartoni delle pizze?
Un ripiano dove appoggiare il computer portatile, una cuccia per il gatto, il flash per la macchina fotografica, un gioco da tavola e ancora un orologio per insegnare ai bambini a leggere le ore, una lavagna per i disegni e tanto altro ancora!
Ecco il sito web inglese dove potete guardare e imparare a costruire tutti questi attrezzi del riciclo: clicca qui.

E adesso, invece, parliamo di riutilizzo degli ingredienti e sopratutto di sprechi in cucina.
Sapevate che, in media, ogni famiglia italiana spreca il 7% della propria spesa alimentare? E non parlo di pochi euro: ogni anno buttiamo nella pattumiera insieme a prodotti freschi andati a male, tipo pane, frutta, verdura, anche 480 euro, che sono serviti per acquistare tutti i beni non consumati.
Non vi sembra paradossale in un periodo di crisi come questo? Eppure è così.
Inoltre lo spreco non riguarda solo il cibo e il denaro, ma anche il tempo di chi ha lavorato per produrre quei prodotti, la terra e l'acqua usate per produrli, trasformarli e distribuirli.

L'ideale sarebbe acquistare solo il necessario e nelle quantità che siamo certi di riuscire a consumare entro la data di scadenza, surgelare i prodotti che sappiamo non andremo a consumare nell'immediato o gli avanzi, conservare la carne e il pesce nella parte intermedia del frigorifero (se andremo a consumarli entro un paio di giorni), la verdura nella parte bassa e la frutta a temperatura ambiente.

Tuttavia capita spesso di avere degli ospiti a cena e di trovarsi un sacco di avanzi in frigorifero; oppure dopo le grandi feste, tipo il Natale o la Pasqua, quanta roba non riusciamo a consumare?
Se pensate di non avere idee, io ho cercato di riassumere di seguito tutti i miei consigli su come ricreare delle bontà da cibo che stavate destinando alla spazzatura. Di seguito, inserirò anche dei link di alcuni siti di ricette che potrebbero darvi altre idee per non buttare alimenti e denaro!

Vi è avanzato del pane?
Se è diventato duro potreste conservarlo in una busta di carta e utilizzarlo, dopo averlo spezzettato, per farne dei crostini da mettere in una minestra calda di verdure o di legumi. Oppure potreste frullarlo finemente e farne del pangrattato. Se vi piace, potreste inumidirlo con dell'acqua e condirlo con pomodoro, olio, sale e quello che più vi piace ed usarlo come antipasto o come cena frugale, nel caso abbiate poco tempo a disposizione per cucinare.

Vi è avanzata della pasta?
Si possono fare con la pasta al sugo o in bianco delle ottime frittate di pasta: basta aggiungere dell'uovo e del parmigiano e friggere tutto in una padella antiaderente: vedrete cosa ne verrà fuori! Inoltre, se avete tempo da "perdere" ai fornelli, col riso avanzato potete fare degli arancini.

Vi è avanzata della carne?
Se la mettete in padella con delle patate o verdure, potete donarle nuovo sapore. Il pollo può essere utilizzato in delle gustose insalate, l'arrosto o il roastbeef in zuppe di verdure.
Inoltre, anche le ossa della carne possono essere usate, ad esempio per insaporire un brodo vegetale.

Vi sono avanzate delle verdure?
Se sono ormai mollicce e hanno perso la loro freschezza e fragranza, non buttatele nella spazzatura: se le mettete in un sacchetto di plastica (tipo quelli Cuki) potete poi usarle per fare del brodo vegetale.

Vi è avanzato del formaggio?
Il parmigiano o il pecorino avanzato potete sempre grattugiarlo e tenerlo nel surgelatore: tirandoli fuori un po' prima di servirli a tavola, conservano tutto il loro sapore e sono ottimi sulla pasta. In più, se avete anche le scorze, tagliandole dal resto del formaggio, potete usarle per insaporire brodo, minestrone, minestre e zuppe.

Vi sono avanzate delle bevande?
Il vino può essere usato nella preparazione di risotti e nella cottura della carne, il caffè è buonissimo anche freddo (soprattutto d'estate), il vasetto che contiene ancora un po' di miele, a seguito dell'aggiunta di un po' di limone, diventa un ottimo dolcificante per tè e tisane.

Vi è avanzata della frutta?
Se la tagliate a pezzetti, la condite con limone e zucchero oppure anche con un po' di liquore, diventerà un'ottima macedonia!

Vi è avanzato pandoro, panettone o uova di cioccolato dalle feste?
Col cioccolato fuso si possono fare un sacco di torte e dolci, mentre con pandoro e panettone gustosi dolcetti stile tiramisù.

E la polenta?
D'accordo, io non sarò proprio un'esperta, ma so che affettata e grigliata oppure passata in padella con burro o formaggio o ancora condita come una pizza è buonissima!


Vuoi saperne di più?
Clicca qui per sapere quanto puoi ancora fare per aiutare le tue tasche e l'ambiente intorno a te!

Hai voglia di sperimentare nuove ricette con gli avanzi?
Questo sito può darti tantissime idee!

Se poi sei così legato e attento all'ambiente come lo sono io, potresti dare un'occhiata a questo blog: Technology and Garbage !