sabato 20 aprile 2013

La cucina dell'essenziale

Se dovessi pensare ad un'opera d'arte che mi faccia venire in mente la cucina, di sicuro mi verrebbero subito in mente le nature morte.
I soggetti preferiti di questo tipo di rappresentazioni pittoriche sono oggetti inanimati (da qui l'aggettivo morte) e praticamente tutti i maggiori artisti esistiti fino ad oggi si sono confrontati almeno una volta con questo tipo di esercizio di stile.
Il dipinto che ho scelto perché a mio avviso meglio si ricollegava al tema del mio blog è la Natura morta con cassetto aperto, dipinta nel 1877 da Paul Cézanne.


     Paul Cézanne, Natura morta con cassetto aperto, 1877-1879, olio su tela 33 x 41 cm, collezione privata.

Perché proprio questo quadro?
Innanzitutto perché Paul Cézanne è stato un pittore impressionista (insieme ad altri grandi come Edgard Degas, Édouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Giuseppe De Nittis) e questo è uno dei miei movimenti artistici preferiti.
In secondo luogo perché guardando questo dipinto mi è sembrato che potesse riassumere al meglio quello che io ritengo sia lo spirito dell'arte del cucinare.
Osservandolo molto da vicino, si ha l'impressione che i tratti di pennello siano scollegati fra loro, accostati l'uno all'altro solo per esigenze cromatiche e che nel complesso il disegno non sia perfettamente prossimo alla visione reale. Inoltre il pittore, non facendo uso della prospettiva, rende il quadro bidimensionale e i colori freddi delle pareti, del cassetto, del piatto e del bicchiere rendono l'atmosfera asettica.
Tuttavia una visione d'insieme della tela permette di passare dalla dimensione imprecisa del tratto, all'armonia del tutto. I colori, che visti da vicino sembravano solamente accostati l'uno all'altro, improvvisamente sembrano fondersi insieme per creare un impatto visivo, a mio parere, meraviglioso: il passaggio da una tonalità di colore all'altra (per esempio per i frutti in primo piano) fa immaginare la posizione delle luci nella stanza e, quindi, esso può essere considerato sia come un espediente per conferire profondità agli oggetti sia come un modo alternativo per rappresentare le ombre di questi ultimi.

In cucina succede lo stesso: non parlo dei grandi chef, che si dedicano meticolosamente alla presentazione del loro piatto e sono attenti ad accostare fra loro sapori che nell'insieme forniscono al palato sensazioni sublimi. Parlo della cucina di nicchia, dei pasti preparati dalle nonne e dalle mamme: il poco tempo a loro disposizione lascia che la presentazione passi in secondo piano. Tuttavia, sebbene sembra non esserci coesione fra i cibi serviti, è la percezione di insieme a stupirci: improvvisamente tutto sembra andare al proprio posto, ecco che pasta, carne, sugo, cipolla e olio si uniscono per regalarci il gusto buonissimo della nostra pasta al forno preferita.

Ma, in fondo, l'arte cos'è se non questo? Lo straordinario dietro l'ordinario, la diversità dietro l'omologazione.
L'essenziale è invisibile agli occhi, diceva Antoine de Saint-Exupéry.

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